Come si fa filosofia in Italia, Fusaro, Severino & co

Consiglio specialmente il discorso da 21.15 circa:

“la filosofia va fatta in modo molto critico. Se leggo una pagina da Platone non devo leggere quella pagina con “ossequioso rispetto”, devo affrontarla criticamente”

Approvo caldamente.

PS: In generale, quando si parla di grossi professoroni di filosofia in Italia, mi sento piuttosto estraniato. Mi pare che la maggior parte di questi personaggi siano “famosi” solo in Italia. Su Google-scholar la maggior parte delle citazioni che hanno sono loro che si auto-citano.
In questa bella cosa che è il dibattito accademico filosofico, che è internazionale, che si fa a colpi di articoli peer-reviewed e di libri della Oxford University Press, questa gente semplicemente non esiste, nè ha senso che ci sia. Sono il perfetto prodotto della echo chamber dell’elite intellettuale italiana: pomposa, sorda, e largamente irrilevante.

Teoria popolare ma debole n 2: Non Esistono Fatti ma Solo Interpretazioni.

1 (1) Non esistono fatti ma solo interpretazioni.

1 (2) Non esistono fatti. (1, eliminazione &)

3 (3) Qualcosa è un fatto se è una verità. (Assunzione) (pensateci: se è vero che piove è un fatto che piova).

1, 3 (4) Non esistono verità. (2, 3 modus tollens)

⊢ (5) Esiste almeno una verità. (via argomento contro teoria popolare ma debole n 1)

1, 3 (6) Esiste e non esiste una verità 4, 5 (Introd &)

3, (7) Non si dà il caso che non esistano fatti ma solo interpretazioni. (Reductio).

QED

 

PS: Notate che, di solito, ci si tende a concentrare sulla parte sull’interpretazione, quando si commenta questo passo. A chi chiede se anche “non ci sono fatti ma solo interpretazioni” sia un fatto, si fa notare che Nietzsche, prevedendo un’obiezione del genere, si affretta ad affermare subito dopo: “e anche questa è una interpretazione”. Questo argomento però ignora e non fa leva sulla seconda parte, e in effetti si applica a qualsiasi proposizione del tipo “non esistono fatti ma solo X”, con un X a piacere.

L’inutilità della diatriba sull’utilità della filosofia.

Anche stamattina mi è successo. A colazione. La fatidica, noiosa domanda: “Ma perchè studi filosofia, che è inutile?” Come al solito, ho risposto mettendola sul ridere. In queste situazioni, sai già che è meglio soprassedere. Ma dato che devo scrivere un articolo ogni tanto, chiediamocelo: è inutile la filosofia?

Prima questione: perchè dovrebbe essere utile? Spesso il noioso accusatore ha in mente l’idea (stranamente popolare di questi giorni) per cui l’unica condizione necessaria per l’esistenza di una materia di studio dovrebbe essere la sua utilità sociale, o qualcosa del genere. Io credo che i proponenti di tale dottrina non si rendano conto della sua portata revisionista. Spesso pensano di attaccare in questa maniera solo l’area “umanistica”. Ma chiedetevi: a cosa “serve” moltissima matematica pura? Conoscete un’applicazione pratica della congettura di Goldbach? Dell’ultimo teorema di Fermat? Della prova dell’irrazionalità della radice quadrata di 2? Spesso si difende la dottrina dell’utilità ad oltranza, dicendo che è comunque ragionevole occuparsi di queste questioni perché “eh, ma magari verranno ad esser utili in futuro, in modo che noi ancora non possiamo immaginare”. Che è un po’ come dire che, alla fin fine, è razionale comprare un pezzo di deserto sperando che ci crescano fragole, così, spontaneamente, perché è successo 40 anni fa a mio zio Pino. No: non lo è, mi dispiace. Ma perché allora tanto casino con la filosofia? Inoltre, notate la schizofrenia che si vuole imporre alla ricerca: un matematico valuta un paper per la sua chiarezza ed euristica rispetto ai problemi attuali della matematica, non per eventuali applicazioni pratiche in un futuro incerto, tra 100 anni o più.

Ma va bene, giochiamo al loro gioco. La filosofia è inutile? “Filosofia” è un termine vago, vuol dire tutto e niente. Nel linguaggio comune, anche Vasco Rossi ha una sua filosofia. Per renderci le idee più chiare, andiamo a sostituire “filosofia” con uno dei suoi sub-settori, e verifichiamo se sembra ancora così intelligente dire che sono inutili. Vediamo:

  • L’etica è inutile.

L’etica è sempre stata filosofia: è lo studio sistematico di come si debba vivere, di cosa sia giusto o sbagliato fare etc etc. é inutile? è inutile chiedersi se sia giusto uccidere innocenti, o se talvolta sia giustificato? è inutile chiedersi se esista una guerra giusta? Se l’eutanasia sia sbagliata? Se l’aborto sia un diritto? Lascio a voi.

  • La filosofia politica è inutile.

Anche la filosofia politica (lo dice il nome) è filosofia. è inutile? Chiedetevi: chi ha scoperto e teorizzato il concetto di libertà individuale, eguaglianza di opportunità, diritti sociali, democrazia etc etc? è inutile discutere su quanto potere lo Stato debba avere sui cittadini? Su quando e come un governo sia legittimato?

  • La logica è inutile

La logica, fin dall’ Organon di Aristotele, avanti fino alla logica modale di Kripke, è sempre stata una branca della filosofia. Indovina un po’? Lo è anche adesso. è inutile? Se lo è, lo è quanto la matematica. Un matematico (puro) normalmente non si cura dell’applicazione delle sue teorie, cosa che spesso è fatta da altri, diciamo. Stessa cosa qui. Esempio: la logica temporale usata per il Concurrent computing in informatica. Ovviamente non è il logico che va a capire se la logica temporale possa essere applicata in informatica. Ma resta il fatto che è il logico ad aver inventato la logica temporale (in questo caso fu Arthur Prior).

  • La filosofia della scienza è inutile

A che serve capire quale è il metodo scientifico? Meglio affidarsi al quiz a crocette che ti danno all’inizio dell’anno accademico, per vedere se sai le regole generali per evitare academic misconduct. Poi li senti dire che “tutti sanno che la scienza si fonda su esperimenti che verificano la teoria”. Alcuni intrepidi si avventurano fino a Popper, (stra)parlando di falsificazionismo (mai sentito parlare del problema Duhem/Quine?). Insultano la filosofia della scienza affermando che loro sì che sanno quale è il metodo scientifico, e se gli chiedi quale sia, non partoriscono altro che cattiva (e ingenuotta) filosofia della scienza. Great. Ma ovvio, se ci pensate: se tu non ti occupi di filosofia della scienza e io sì, non è abbastanza ovvio che io ne sappia di più di te di filosofia della scienza?

Ma che (pseudo)argomenti si portano avanti per dire che la filosofia è inutile? La top 3 secondo me è questa:

  • La filosofia non serve perchè è “speculativa” e non fa esperimenti.

Risposta:
1) non è vero. La cosiddetta “filosofia sperimentale”, l’etica applicata, la filosofia del linguaggio etc etc li fanno gli esperimenti.
2) Se non li fa, spesso, è perchè semplicemente non ha senso farli. Esempio: cosa esperimenti a fare, in logica?
3) Non mi risulta che Sir Andrew Wiles andasse sperimentando in laboratorio, prima di partorire la sua prova dell’ultimo teorema di Fermat. Idem per ogni matematico. Allora la matematica non serve? Togliamo l’Abel prize, subito!

  • La filosofia è inutile perchè non fa progressi.

Questa è particolarmente divertente per me, che mi occupo di logica. Certo: perché dagli Iemmata ed ephiphora stoici alla logica modale di Kripke non c’è progresso, scherzi? Stessa roba proprio. Cosa dire della metafisica? Non vorrei sembrare pretenzioso, ma a me sembra che dall’acqua di Talete alla logica del grounding di Kit Fine si sia fatta, un pelo di strada. O sbaglio? Prendiamo la filosofia del linguaggio: secondo voi è più avanzata quella di Locke o quella di Dummett? Ma la domanda vera è: serve veramente chiederselo? Il povero Locke non sapeva nemmeno cosa fosse il principio di composizionalità Fregeano, la distinzione asseribile vs pensiero incompleto, non aveva la formalizzazione degli enunciati etc etc. In una frase: non aveva gli strumenti formali di Dummett, e il bagaglio di risultati della filosofia del linguaggio da lui a Dummett. Ah, ma allora ci sono, i risultati.

  • La filosofia è inutile perchè è vaga, imprecisa, non ha la solidità e rigorosità del metodo scientifico.

Di nuovo particolarmente divertente per me, che mi occupo di logica. Questo è preciso abbastanza, per gli standard di lorsignori? è un articolo su come estendere un certo account di “logicalità” a logiche intensionali, logica modale in particolare. Come potete notare, è piuttosto rigoroso: ogni teorema è dimostrato formalmente. Certo, non ci si può aspettare lo stesso rigore da altre sub-discipline, ma prendete questo articolo di etica: difende l’idea per cui certe teorie etiche siano “inconsequenzializzabili”, cioè tali per cui è impossibile trasformarle in teorie che dicono che è giusto fare qualcosa in quanto porta ad un certo risultato. A me sembra abbastanza rigoroso, a voi no? A me, se posso dire, sembra anche abbastanza inutile postare articoli accademici per mostrare ovvietà che chiunque abbia letto un articolo serio, accademico di filosofia, che non sia il manuale di liceo Abbagnano-Fornero, conosce (ma la domanda fatidica è: ma questi l’han mai letto, un articolo accademico di filosofia seria?)

Se la filosofia non è inutile ed è piuttosto rigorosa, perché questo stigma sociale? C’è un problema di serietà, in filosofia? Sì: leggi qui . Anche per questo, secondo me, la gente pensa che la filosofia sia inutile. Quindi le cause dello stigma sono principalmente due:

  1. Certa filosofia è inutile e poco seria. Fusaro è poco serio, per esempio. Quella descritta in questo articolo è sicuramente poco seria. Ma a quel punto è giusto chiamarla filosofia? O piuttosto pseudo-filosofia?
  2. La gente che fa questi discorsi non sa cosa sia la filosofia. é cresciuta con l’Abbagnano-Fornero come sola lettura “filosofica”, vede qualche invasato in tv che si professa filosofo, e pensa: ma questi son seri? E pretende di indurre da quel che ha visto quel che la filosofia è, in generale. Che è un po’ come vedere Claudio Borghi in tv, pensare che sia scemo, e indurre che tutti gli economisti siano scemi. Spoiler: non tutti gli economisti sono come Borghi.

Saluti

 

 

 

 

La fuffa pseudo-profonda, ovvero la fiaba del re nudo.

“Sfortunatamente, credo che molta parte del discorso teorico filosofico proceda in una atmosfera di astrazione presuntuosa, in cui è considerato illegittimo e ingenuo sollevare queste semplici obiezioni del tipo che ho illustrato. E se qualcuno ci prova, è semplicemente scartato come uno che non ha capito la profondità della questione. E questo non perchè chi l’ha scartato abbia una spiegazione coerente di cosa ci sia di male in queste obiezioni.

Io credo che, in qualche misura, la situazione possa essere comparata alla fiaba dell’imperatore che non aveva vestiti addosso, ma la sua corte lo trattava come se fosse splendidamente vestito, finchè un ragazzino non arriva e fa notare che l’imperatore è nudo. Credo che il problema sia che queste persone hanno internalizzato la loro confusione in modo che, insomma, sono come quei cortigiani, i quali hanno veramente convinto loro stessi che, in un senso profondo, l’imperatore sia magnificamente vestito.

[..] E sfortunatamente, nel momento in cui ti ritrovi un’intera comunità che è impegnata emozionalmente, intellettualmente e culturalmente in assurdità di questo genere, è veramente difficile aiutarla in qualsiasi tipo di chiarificazione. E ovviamente, ciò che accade in una comunità del genere quando il ragazzino si rende conto che l’imperatore non ha vestiti, è che gli verrà detto di stare zitto, e che non ha studiato abbastanza filosofia, e che quando sarà vecchio capirà che l’imperatore ha più vestiti di chiunque altro.”

Severinate

Questa cosa del nichilismo e della negazione del principio di non contraddizione e del pensiero terribile che domina l’Occidente non mi torna molto.. E però sembra che questa storia sia di una utilità straordinaria: Severino ci spiega tutto, dalle riforme tecniche del governo Monti alla guerra fredda. Mai visto una tesi con un valore euristico del genere! Varrà la pena dunque andare a darci un’occhiata. Con umile spirito da discepolo, tremante apro l’imponente Bibbia del Nostro: il titolo altisonante – Il destino della Necessità – intimorirebbe anche l’animo più solido. Leggiamo dunque con reverenziale silenzio nel capitolo primo “L’Occidente e la Volontà di Potenza”..

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L’essere è e non può non essere?

L’essere è e non può non essere.

Vi pare che questa frase sia una verità chiara e distinta, e sicuramente non dubitabile? Vi pare addirittura che sia una diretta conseguenza della “logica” o del “principio di non contraddizione”?

Secondo me è un enunciato scritto male, molto suggestivo, che magari un senso ce l’ha se riparafrasato in un’altra maniera, ma in tal caso è pure falso.

Analizziamolo. Continua a leggere